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Cosa significa e come agisce l'effetto "placebo"

Newsletter n. 1/2016

Gentile Lettore

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L'effetto placebo nella pratica medica

 

L'effetto placebo nella pratica medica è stato osservato da sempre e la sua esistenza è oggi ampiamente riconosciuta. Mentre però è ampiamente utilizzato nella ricerca clinica per valutare l'efficacia di un farmaco specifico, poco ancora si considera che l’effetto placebo sarebbe effettivamente presente ovunque, in qualunque tipo di prescrizione. Ora cerchiamo di spiegarlo


  Dott. Gabriele Graziani

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L’origine dell’effetto placebo

Placebo deriva dal verbo “placere” latino, e significa "io piacerò". In medicina esso appare per la prima volta nel 1785, e nel 1803 J. Fox nel Dizionario Nuova Medicina ne dà la seguente definizione: "Placebo, mi piacerà; un epiteto dato a qualsiasi farmaco prescritto più per compiacere il paziente che per essergli utile”. Il placebo è quindi un farmaco che non ha alcun effetto specifico sulla salute del paziente, ma che può trasmettergli la certezza psicologica della guarigione; fatto questo che, in alcuni casi, è realmente accaduto. Gli effetti terapeutici infatti possono venire influenzati da ciò che il paziente si aspetta dal medicamento che sta prendendo e non dal contenuto effettivo del medicamento stesso. Così, l'effetto placebo è misurato sottraendo l'effetto specifico del farmaco dall'effetto terapeutico complessivo avvertito dal paziente.

 

Come funziona l'effetto placebo?

Il ruolo del medico

L'effetto placebo, che dipende in gran parte dalle aspettative del paziente, può aumentare di molto dopo una visita medica. Il medico infatti può mostrare maggior o minore ottimismo nei confronti della possibilità di guarigione o nell’esprimere un giudizio sull’efficacia di un farmaco. Uno studio condotto da K.B. Thomas, medico di famiglia di Southampton, Inghilterra, condotto su 200 pazienti (citato nel lavoro di Walter A. Brown MD2013 “The Placebo Effect in ClinicalPractice”Oxford University Press ISBN-10: 0199933855) ha mostrato una grande differenza nel livello di recupero dei pazienti che hanno ricevuto un parere  positivo in quanto il medico aveva assicurato loro che si sarebbero ristabiliti molto rapidamente e quelli che avevano ricevuto un parere meno rassicurante circa la natura della malattia e la possibilità di guarigione. In ambedue i casi non c’erano state prescrizioni di alcun genere. Dopo due settimane, nel primo gruppo il 64% dei pazienti è migliorato, mentre nel secondo gruppo solo il 39%. L'ottimismo del medico, ma anche il tempo da lui dedicato alla visita e all’ascolto dei pazienti orientano le aspettative di questi ultimi in modo più o meno positivo stimolando o riducendo le capacità di auto-guarigione.  Perchè si verifichi l'effetto placebo quindi non c'è necessariamente bisogno di pillole e pozioni.

 

L’importanza delle caratteristiche del farmaco somministrato

In caso di prescrizione di un farmaco, anche il suo aspetto può giocare un ruolo nelle aspettative del paziente. Si ritiene che alcune  caratteristiche estetiche possano determinare aspettative psicologiche sull'efficacia del trattamento. Ad esempio, a parità di effetto, un farmaco in confezione grande è già di per sé considerato più efficace di un farmaco in confezione piccola. Allo stesso modo, alcuni colori sono associati a determinati effetti rispetto ad altri: una pasticca blu o rosa pallido è associata a un effetto ansiolitico, una compressa rossa o giallo brillante a un effetto stimolante, una compressa marrone a un effetto lassativo ecc.…  Altri fattori, come la via di somministrazione del trattamento, il prezzo (più il farmaco è costoso, più è considerato efficace), possono influenzare le aspettative del paziente. Il farmaco quindi non ha bisogno di essere inerte per vedere comparire un effetto placebo: una compressa contenente un farmaco attivo potrebbe vedere amplificati i suoi effetti semplicemente grazie alla predisposizione psicologica del paziente.

 

L'effetto nocebo: lo specchio dell'effetto placebo

 

Se le aspettative in termini di efficacia possono influenzare positivamente un trattamento, i timori eventualmente sviluppati nei confronti di quest'ultimo possono anch’essi causare effetti indesiderati: è l'effetto nocebo. La lettura sul foglietto istruzioni dei possibili effetti attribuibili all’assunzione di un farmaco possono indurre in un malato, dopo l’assunzione del farmaco, la sensazione di avvertire gli stessi effetti che egli ha appena letto.  Allo stesso modo, se un medico mette in guardia il suo paziente contro determinati effetti spiacevoli, è estremamente probabile che il paziente ne avverta la comparsa. Gli effetti placebo e nocebo sono strettamente legati, nel senso che sono reazioni corporee dipendenti dalle aspettative positive o negative del paziente.

In Italia i foglietti istruzione dei farmaci riportano tutti gli effetti collaterali rilevati nel corso della sperimentazione clinica del farmaco, anche quelli che sarebbe utile rimanessero solo come informazione per il medico. E’ molto frequente che il paziente venga influenzato negativamente da ciò che legge e ne parli col medico che spesso gli risponde di non fare caso a quello che è scritto nel foglietto quasi fosse una cosa non vera o inutile: per questo motivo i foglietti di istruzione dei farmaci hanno preso il nomignolo di “BUGIARDINI” come se non fosse vero il loro contenuto. Questo contribuisce ancora di più ad aumentare la confusione nella mente dell’utilizzatore finale il quale potrebbe o ridurre il consumo di farmaco rispetto a quanto prescritto o aumentarlo indebitamente. 

Medicina complementare e alternativa: solo un effetto placebo?

 

Ci sono due tipi di placebo, il placebo puro e il placebo impuro. Il placebo puro è un farmaco farmacologicamente inerte (quello più comunemente usato in studi comparativi) mentre un placebo impuro è un farmaco la cui efficacia non è dimostrata scientificamente. Il secondo caso riguarda la medicina alternativa. Per esempio la reale efficacia dell'omeopatia, che usa granuli senza molecole attive, è molto controversa. Anche gli studi che hanno confrontato l'effetto di rimedi omeopatici con un placebo puro non sono riusciti a dimostrare la superiorità o meno dell'omeopatia rispetto al placebo. Questa controversia si applica anche ad altre medicine alternative come l'agopuntura, i fiori di Bach, o la meditazione.

 Così come non è etico porre in commercio rimedi che sono dei placebo puri per i pazienti, è necessario domandarsi se la dimostrazione scientifica della reale efficacia di un farmaco in base alla legislazione vigente (ad esempio sperimentazione animale e preferenza del genere maschile a discapito di quello femminile per il rischio di effetti sul feto) sia ancora un criterio valido per l’approvazione di nuovi farmaci dal momento che queste medicine si dimostrano efficaci per numerosi pazienti. In effetti così come l’effetto placebo dipende essenzialmente dalle aspettative del paziente anche per la medicina complementare e alternativa non bisogna trascurare la dimensione soggettiva. La personalità di alcuni pazienti è più suscettibile di quella di altri nel reagire positivamente o meno alle prescrizioni mediche. Dunque senza farne una regola generale e indipendentemente dalla loro efficacia reale le medicine complementari o alternative hanno il vantaggio di essere medicine dolci, vale a dire di non provocare effetti collaterali, di essere adatte a tutte le età e dare sollievo a persone affette da malattie a evoluzione benigna. Spetta dunque a ciascuno di noi trovare il rimedio al quale si è più sensibili e ritornare in buona salute nel modo più adatto al proprio organismo.

 

Bibliografia
1. JJ. Aulas, L’effet placebo et ses paradoxes, Science et pseudo-sciences n°252, 2002
2. B. Duly-Bouhanick, Placebo effet placebo, www.medecine.ups-tlse.fr, 2011 [consulté le 09.03.2015]
3. Walter A. Brown MD “The Placebo Effect in Clinical Practice” Oxford University Press ISBN-10: 0199933855

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