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Virus EBOLA: si può prevenire ?

News Letter n. 9/2014

La febbre emorragica causata dal virus Ebola

 

La febbre emorragica Ebola è una malattia virale causata dal virus Ebola che si traduce in sintomi non specifici precoci della malattia che causa emorragie interne ed esterne (sanguinamento) con il progredire della malattia. La febbre emorragica Ebola è considerata una delle infezioni virali più letali; il tasso di mortalità è molto elevato nel corso delle epidemie va dal 50% al 100% delle persone infettate, a seconda del ceppo del virus Ebola.

 

Fatti

Il nuovo focolaio ha avuto inizio in Africa nel marzo 2014, alcuni pazienti infetti hanno raggiunto centri urbani più grandi e sono stati ricoverati in ospedale. Purtroppo, molte persone potrebbero essere state esposte al virus in città, causando più infezioni (e morti). Questa epidemia si è ora diffusa alla Guinea e nei paesi limitrofi Liberia e Sierra Leone.
Secondo le ultime stime dell'Oms, aggiornate al 6 agosto 2014, in Africa occidentale sono 961 le vittime su 1779 casi

La scoperta del virus Ebola è piuttosto recente; infatti è stato scoperto per la prima volta nel 1976 in Africa nello Zaire in un villaggio nei pressi del fiume Ebola da cui è derivato il nome del virus. Si conoscono cinque ceppi del virus: quattro ceppi di Ebola hanno questi nomi: Zaire, Sudan, Tai Forest, e Bundibugyo. Il ceppo Zaire è il più letale. Un quinto ceppo definito Reston è stato trovato nelle Filippine.
I focolai sono in Congo, Gabon, Sudan, Costa d’avorio, Uganda e Filippine

Si diffonde per contatto diretto con il sangue e le secrezioni ed anche col contatto di sangue e secrezioni umane negli indumenti/oggetti delle persone infette e attraverso aghi e siringhe infette.

Sintomi della febbre emorragica, che ha un periodo di incubazione da 2 a 21 giorni, sono: febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di gola, debolezza e in progressione diarrea, vomito, dolori allo stomaco, singhiozzo, rush cutanei e sanguinamenti interni ed esterni.

La diagnosi precoce è complicata a causa dei sintomi che si presentano aspecifici; in ogni caso se vi è il sospetto il paziente va subito isolato e devono essere avvertite le autorità sanitarie

Non esiste una terapia standard, è possibile solo la terapia di supporto. La terapia di supporto è il mantenimento dell’equilibrio dei fluidi, degli elettroliti, della pressione sanguigna e il trattamento delle eventuali complicanze infettive del paziente.
La prevenzione della febbre emorragica Ebola è difficile; l'isolamento del paziente, oltre a barriere di protezione per gli operatori sanitari (mascherina, camice, occhiali e guanti), è molto importante per impedire la diffusione dell’infezione. 

La ricerca di un vaccino contro i virus Ebola è in corso; vaccini efficaci sono stati sviluppati su animali da esperimento (topi e porcellini d'India ma non ancora per i macachi e le scimmie). I laboratori di ricerca stanno lavorando intensamente per sviluppare un vaccino efficace che utilizza virus geneticamente modificati, virus ricombinanti, e virus Ebola inattivati. Purtroppo oggi nessun vaccino è al momento disponibile.

Attenzione alle bufale!
Ebola ha tutti gli ingredienti per scatenare bufale e teorie complottiste, come rilevato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin durante il question time alla Camera il 6 agosto 2014, e infatti in rete c'è un vero campionario di notizie allarmistiche errate!

 Le ricerche sul virus Ebola

Già nel 2008, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (USA-DOD), in collaborazione con altre agenzie federali ha condotto una ricerca clinica sull'uso di nanoparticelle d'argento contro Ebola e altri virus della febbre emorragica. E’ sorprendente scoprire oggi che cosa hanno trovato. Hanno trovato che le nanoparticelle d'argento AgNPs (argento colloidale) sono altamente efficaci contro questi virus letali, tra cui il virus Ebola.

Hanno poi presentato i loro risultati alle autorità di regolamentazione federali degli Stati Uniti preposte alla salute. Ma la conclusione degli studi e la relativa presentazione è stata tenuta top secret. La presentazione si chiama "Silver nanoparticle neutralization of hemorrhagic fever viruses"
Questo documento, inizialmente secretato, è stato successivamente de-classificato e reso pubblico.

La conclusione della ricerca è stata che le nanoparticelle d'argento hanno "effetti neutralizzanti potenti contro i virus della febbre emorragica", tra cui Arenavirus e Filovirus (cioè, Ebola).

Questo quadro clinico di ricerche è stato condotto sotto gli auspici della DOD’s Defense Threat Reduction Agency (DTRA) e il Comando Strategico degli Stati Uniti (USSTRATCOM) Centro per la lotta contro le armi di distruzione di massa.
Riportiamo in fondo al testo la prima pagina della presentazione, cliccare per scaricarla

La presentazione è stata fatta dai ricercatori di biotecnologia applicata Branch, 711th Human Performance Ala della Air Force Research Laboratory; ovvero le stesse istituzioni ed autorità responsabili di mantenere la sicurezza della loro nazione da minacce esterne come il bioterrorismo.
In buona sostanza si afferma che l’argento colloidale in nanoparticelle (AgNPs) blocca il virus Ebola e altri virus che provocano le febbri emorragiche impedendone la replicazione all'interno delle cellule stesse. Quando non c'è replicazione virale all'interno delle cellule, non c'è diffusione dell’infezione!
I ricercatori hanno anche scoperto che la neutralizzazione del virus da parte dell’argento colloidale si verifica durante le prime fasi di replicazione virale. In altre parole, l'argento antimicrobico per essere efficace, va assunto preventivamente o comunque entro poche ore dal contatto con un individuo infetto.
Un'altra cosa interessante che i ricercatori hanno scoperto è che una proteina enzimatica chiamata Catepsina B ha dimostrato di giocare un ruolo essenziale nella replicazione del virus Ebola. L’argento in nanoparticelle (AgNPs) agisce sull’attività della Catepsina diminuendola e così limitando ulteriormente la replicazione virale nella cellula e la successiva diffusione del virus ad altre cellule.

Ed infine, di gran lunga la cosa più interessante, i ricercatori hanno scoperto che solo concentrazioni molto basse di AgNPs sono necessarie e sufficienti a prevenire la replicazione del virus. Infatti concentrazioni di argento colloidale in nanoparticelle (AgNPs) di 10 ppm (parti per milione) hanno funzionato meglio di più alte concentrazioni es.  25 ppm o 50 ppm. Questo dimostra ancora una volta che l'uso di particelle molto piccole di argento è molto più importante della loro concentrazione.

 

Efficacia su altri virus
Le nanoparticelle d’argento AgNPs si sono dimostrate efficaci anche contro altri diversi tipi di virus come quelli dell’immunodeficienza umana (HIV), dell’epatite B, dell’Herpes simplex, del virus sinciziale respiratorio. Una prima importante testimonianza documentata dell’efficacia antivirale dell’argento colloidale si ebbe durante una epidemia di vaiolo avvenuta nel 1913 alle isole Mauritius. Rimandiamo all’articolo in questo sito “L’argento colloidale e le Isole Mauritius; una storia di cent’anni fa” che testimonia della straordinaria attività dell’argento elettrolitico nei confronti del vaiolo, riportata sul British Medical Journal un secolo fa

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