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Terapia Anticoagulante Orale (TAO) -Piccola guida pratica-

Newsletter n. 10/2015

Gentile Lettore

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Piccola guida pratica per la

TERAPIA ANTICOAGULANTE ORALE (TAO) 

 

La terapia anticoagulante orale (TAO) ha trovato negli ultimi anni una sempre più vasta indicazione nel paziente anziano:
- nella fibrillazione atriale sia cronica che di recente insorgenza da sottoporre a cardioversione
- nel trattamento e nella prevenzione secondaria della trombosi venosa profonda (TVP) e della embolia polmonare
- nella prevenzione del tromboembolismo venoso in pazienti ad alto rischio.

Dott. Gabriele Graziani

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Le dieci cose da sapere

 

1. Cosa sono i farmaci anticoagulanti orali?

Il Warfarin (Coumadin 5 mg)  e l’Acenocumarolo (Sintrom 1 o 4 mg)  sono farmaci che ostacolano la coagulazione del sangue agendo contro la vitamina K. Quest’ultima infatti è necessaria alla formazione, nel fegato, degli importanti fattori della coagulazione. 

2. Quando si usa la terapia anticoagulante orale?

La terapia anticoagulante orale con Coumadin o Sintrom viene usata per ridurre il rischio di formazione di coaguli all’interno della circolazione (i coaguli vengono chiamati trombi, e la loro formazione dà origine alla trombosi). Questo rischio diventa importante quando vi è un rallentamento della circolazione, cosa che accade nell’atrio sinistro del cuore quando c’è la fibrillazione atriale, oppure nelle vene delle gambe quando si sta a lungo immobili o a letto. In particolare si utilizzano gli anticoagulanti orali per cure di lungo periodo, mentre per tempi più brevi di alcuni giorni si usano le punture di eparina sotto la pelle della pancia.

3. Cosa si rischia se si verifica una trombosi

Una trombosi nell’atrio sinistro, come può verificarsi in caso di fibrillazione atriale, può provocare il distacco di una parte o di tutto il trombo il quale può:
- andare nelle coronarie e causare infarto miocardico,
- andare ad ostruire le arterie del cervello e causare un attacco ischemico transitorio se il trombo è piccolo, oppure un ictus cerebrale con emiparesi e altre importanti conseguenze,
- andare nelle arterie periferiche e causare ischemia di un arto fino alla gangrena,
- andare nelle arterie dell’intestino e causare un infarto mesenterico, condizione di estrema gravità.
E’ quindi chiaro quanto grave sia il rischio che si corre in questi casi, sia per le possibili conseguenze invalidanti che per la vita stessa.

4. Come si decide la dose giusta di farmaco anticoagulante ?

La dose giusta di farmaco varia da persona a persona: in genere è più alta se il fegato funziona bene, è più bassa se funziona meno. Per questo motivo è molto importante l’esame di controllo che si fa controllando con regolarità  il “tempo di protrombina”:
Si misura il tempo che il coagulo impiega a formarsi quando il sangue è messo a contatto con apposite sostanze. La risposta è un rapporto che viene espresso come INR (International Normalised Ratio).
L’INR ‘giusto’ dipende dalla patologia di base per cui è richiesta la terapia, ad esempio nei casi più comuni di fibrillazione atriale o di prevenzione delle trombosi venose, è compreso tra 2 e 3. 

5. Come si regola la dose di farmaco ?

Superata la fase iniziale dei controlli, a volte lunga e difficile per l’individuazione della dose, se l’INR è ‘giusto’ si mantiene la dose in atto. Se l’INR è più basso bisogna aumentare la dose mentre se l’INR è  più alto la dose si deve ridurre. La decisione sulla dose da assumere, sulla base del risultato dell’INR, viene di norma assegnata dal medico di base o dallo Specialista del servizio TAO presente negli ospedali. 

6. In quali casi può succedere di avere delle sorprese al controllo dell’INR?

Innanzi tutto è importante assumere il farmaco a stomaco vuoto, lontano dai pasti. In questo modo l’assorbimento è più regolare e ci sono meno alti e bassi nell’effetto. Altra cosa importante è l’alimentazione: i cibi ricchi di vitamina K ostacolano l’effetto dell’anticoagulante. Se succede di cambiare la cura farmacologica o di cambiare la propria alimentazione sarà bene anticipare il controllo dell’INR per non trovarsi con valori decisamente sballati e seguire i consigli forniti dai servizi TAO.

7. Come fare attenzione all’alimentazione?

I cibi che contengono molta vitamina K che ostacola l’effetto del farmaco anticoagulante sono:
spezie: prezzemolo, basilico, salvia, origano, erba cipollina;
verdure: cicoria, lattuga, spinaci freschi, broccoli, cavolo, cime di rapa, cavoletti di Bruxelles, rucola, verza;
bevande: tè verde;
Per quanto possibile questi cibi vanno evitati, però è anche possibile consumarne una quantità modesta tutti i giorni, senza alti e bassi.
Il fegato è un alimento ricco di vitamina K: meglio consumare  altri tipi di carne. Da evitare anche i cereali integrali (pasta, riso, crusca, farine, polenta), mentre pasta, riso e pane tradizionali non creano problemi.

8. E i farmaci ?

Una delle cause più comuni degli sbalzi dell’INR è l’assunzione di nuovi farmaci, o la loro sospensione. Quando si inizia una nuova cura è fondamentale informare il medico che si sta assumendo il farmaco anticoagulante, in modo che egli si possa regolare per le nuove prescrizioni.

Aumentano l’effetto dell’anticoagulante :

-  alcuni antibiotici come la clartromicina  (Klacid,Macladin), antiaritmici come l’amiodarone (Amiodar,Cordarone), gli antidiabetici orali, alcuni farmaci per il colesterolo come atorvastatina e simvastatina (Torvast, Sivastin), alcuni protettori della mucosa gastrica come l’omeprazolo (Mepral, Omeprazen), l’allopurinolo contro l’acido urico (Zyloric), l'aspirina, la ticlopidina, il clopidogrel, gli antinfiammatori non steroidei (FANS).

Diminuiscono l’effetto anticoagulante:
- gli estrogeni (contraccettivi orali), i barbiturici, la ciclosporina.

Non hanno un effetto di rilievo: Amoxicillina, acido pipemidico, norfloxacina tra gli antibiotici, pravastatina , rosuvamicina tra gli anticolesterolemici, il paracetamolo tra gli antidolorifici.

9. Cosa fare se l’INR è molto alterato?

Se è più basso del dovuto si aumenterà il dosaggio, come già detto. E’ importante che il valore basso non rimanga a lungo perché ciò causa un rischio consistente di formazione di trombosi.
Se l’INR è più alto del dovuto, ma comunque inferiore a 5 e non vi è sanguinamento basta saltare 1 o 2 giorni (dipende dalla dose che si sta prendendo) e poi riprendere con una dose più bassa.
E’ bene comunque evitare il ‘fai da te’ e rivolgersi sempre al medico

10. E in caso di intervento di piccola chirurgia o di intervento chirurgico?

Se l’intervento è piccolo, come in caso di estrazione di un dente o di chirurgia della pelle il sanguinamento si può controllare con la compressione locale, eventualmente aiutandosi con un emostatico allora non è il caso di interrompere la terapia anticoagulante, soprattutto se il rischio di trombosi è elevato ad esempio nei portatori di valvole meccaniche, in chi ha avuto un recente episodio di trombosi o nella fibrillazione atriale dei soggetti con stenosi valvolare mitralica.
Se l’intervento è più importante e l’eventuale emorragia non è facile da dominare si deve prima interrompere la terapia anticoagulante, sostituirla con le iniezioni sottocutanee nella pancia di eparina opportunamente dosata.
In queste situazioni è fondamentale che il medico stabilisca modalità e dosaggi.

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