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Linfa di betulla - Un antico rimedio stagionale contro i mali dell’inverno

News Letter n. 1/2014

Linfa di betulla 
contro i mali dell'inverno

Prepariamoci fin da ora ad uscire dall’inverno in buona salute affrontando la primavera già attivi.
La maggior parte di noi non sa che fino a 50-60 anni fa, gran parte delle popolazioni europee, (Russia, Polonia, Paesi Scandinavi fino alla Slovenia e all’Ungheria), attendeva con impazienza la fine dell’inverno per raccogliere la preziosa linfa di betulla, conosciuta come un mezzo per fortificare l’organismo.

 Un tempo la betulla era chiamato albero della saggezza, ma anche “albero dei nefritici” per le sue proprietà terapeutiche e la sua conoscenza risale alla fine del primo millennio D.C. e descritta, nei secoli, da viaggiatori e studiosi di tutti i Paesi, tra i quali il medico senese Mattioli che nel 1565, scriveva: “Se il tronco della betulla viene forato con una trivella, ne fuoriesce grande quantità di acqua, che ha la grande virtù di rompere la pietra tanto nella vescica che nei reni, se ne viene fatto uso continuo. Se ci laviamo la bocca, guarisce le ulcere che si trovano all'interno”.

Pietro Andrea Mattioli (Siena, 12 marzo 1501 – Trento, 1578) è stato un umanista e medico italiano  (Wikipedia)

La cura a base di linfa di betulla una volta si faceva raccogliendo la linfa fresca al risveglio primaverile ovvero prima della comparsa delle foglie. Ora è una cura possibile durante tutto l’anno in quanto la linfa di betulla viene raccolta, lavorata, purificata e conservata secondo i rigorosi metodi previsti e codificati dalla Farmacopea Francese, ottenendo il prodotto conosciuto col nome francese di “Sêve de bouleau” o Linfa di betulla macerato glicerico.  In Francia la tradizione di bere linfa di betulla si tramanda nei monasteri.

I mali dell’inverno, ai quali non pensiamo.
In inverno, il freddo ci spinge a ridurre la nostra attività fisica e a mangiare alimenti più calorici. D’inverno l’alimentazione è più ricca di zuccheri e più povera di vitamine e di antiossidanti, ma anche più ricca di inquinanti. D’inverno la nostra pelle, poco esposta ai raggi ultravioletti emanati dal sole, non produce sufficiente quantità di vitamina D, necessaria a rafforzare il tono dell’umore e la solidità delle ossa. E’ naturale che durante l’inverno aumentino dolori articolari, calcoli renali, cattiva digestione, pressione sanguigna o ricompaia un attacco di gotta.

Purificare l’organismo
Secondo i principi della Naturopatia, il corpo è fornito di organi emuntori che giocano un ruolo fondamentale come filtri depuratori: fegato e intestino, reni, polmoni e pelle. Ma in inverno, l’alimentazione scorretta, inappropriata o eccessiva, la sedentarietà e la scarsa sudorazione, unitamente all’inquinamento e allo stress, possono provocare un sovraccarico degli organi emuntori. Il processo di depurazione è rallentato così come i processi metabolici in generale. Che cosa si intenda esattamente con questi termini, è evidente quando, all’uscita dall’inverno, come primo sintomo, appare un senso di spossatezza e di fatica.

A tale scopo una tecnica terapeutica particolarmente efficace è il drenaggio che consiste in una blanda stimolazione, di uno o più organi depuratori, come il fegato il rene, l’intestino e la pelle, con piante medicinali o gemmoderivati somministrati ad un adeguata posologia. Il drenaggio permette l’eliminazione delle tossine da parte dell’organismo, comprese quelle prodotte dal metabolismo delle sostanze introdotte con l’alimentazione, attraverso gli emuntori naturali prima ricordati. 

Secondo gli stessi principi, alla fine dell’inverno il corpo dovrebbe sbarazzarsi di tutto il grasso inquinato da pesticidi, prodotti chimici e fumi ed è importante aiutare fegato, intestino, vescica e reni depurarsi. Non è salutare aspettare che il nostro corpo si ribelli, al primo sole, facendo comparire eczemi, psoriasi e allergie varie che sono erroneamente attribuiti all’esposizione al sole. La Betula pubescens gemmoderivato di origine biologica (Sêve de bouleau) è uno dei gemmoterapici che meglio si prestano alla terapia depurante.

Che cosa contiene la linfa di betulla
La linfa di betulla contiene interessanti elementi naturali di cui non si conoscono ancora tutti i meccanismi di azione: vitamina C, flavonoidi antiossidanti, come la quercetina, tannini, acido clorogenico. La linfa di betulla é ricca di calcio, magnesio, silicio, sodio e potassio. Essa contiene mucillagini, flavonoidi, diciassette aminoacidi, tra i quali l’acido glutammico che vivifica e dinamizza. Essa inoltre contiene lo 0,5% di citosina e lo 0,2% di zuccheri come il fruttosio. La linfa di betulla contiene inoltre alcaloidi che, per idrolisi enzimatica, liberano salicilato di metile, analgesico anti-infiammatorio ed efficace diuretico.

Virtù sorprendenti
La ricerca moderna ha rivelato, nella linfa di betulla, la presenza, tra le altre, di betulina, molecola che migliora la resistenza all’insulina, riduce le placche aterosclerotiche e l’iperlipidemia. Fino alla seconda guerra mondiale, in tutte le classi di popolazione, la linfa di betulla si dava ai bambini per integrare il latte materno. Si usava per migliorare la crescita degli adolescenti, per ridare energia agli adulti debilitati dai rigidi inverni, per ridare più forza agli anziani e, infine, per ridurre o eliminare dolori reumatici e articolari. Prima della scoperta delle vitamine, la linfa di betulla era il farmaco più disponibile ed efficace contro lo scorbuto, grave malattia causata da una carenza di vitamina C. Probabilmente a causa della mancanza d’interesse finanziario, le ricerche sulla linfa di betulla sono scarse, ma un certo numero di esse conferma gli usi tradizionali.

Una cura con la linfa di betulla prevede di assumerne, a digiuno ogni mattina, nell’arco di tre settimane, da ½  a 2 due cucchiai al giorno, diluiti in abbondante acqua  per combattere l’astenia, i dolori reumatici o semplicemente per disintossicare in modo efficace il proprio corpo.

Nell’acquisto è importante fare attenzione a non confondere la linfa di betulla (séve de bouleau), con il succo di betulla o con la tintura madre, che non è la linfa, ma un decotto di foglie di betulla (succo) o un’estrazione alcolica della pianta intera (tintura madre).

Libera traduzione del Dr. Graziani Gabriele, da una rassegna di Jean – Marc Dupuis. (maggio 2013)